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Al via la nuova serie di Report curati dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas

Al via la nuova serie di Report curati dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas

Al centro dell’ultimo studio, la rilettura dei servizi attivati e degli esiti registrati al tempo del Covid-19.

L’Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, torna con un nuovo ciclo di Report per offrire un quadro aggiornato su come il Coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi. Al centro dell’undicesimo numero, dal titolo “Non solo povertà… ma anche risorse. Una rilettura dei servizi attivati e degli esiti registrati, l’analisi dei risultati ottenuti dai progetti realizzati da Caritas e Fondazione attraverso le testimonianze dirette di coloro che ne hanno usufruito.

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“La pandemia è stata una sfida per tutta la società e lo è stata anche per le Caritas diocesane d'Italia che, quasi da un giorno all'altro, hanno dovuto riorganizzare completamente i propri servizi e hanno registrato un aumento e una trasformazione delle situazioni di bisogno”, afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, nel sottolineare come questa situazione di emergenza sia stata però anche “l’occasione per mettere in campo misure nuove”.

“Il Covid-19 – prosegue la referente – ci ha poi insegnato come ognuno di noi sia chiamato ad una responsabilità individuale, che può fare davvero la differenza nell’aiuto del prossimo e nella costituzione della rete territoriale. Perché se una cosa è certa, è che nessuno si salva da solo. L’unico antidoto a questo virus, come ci ha ricordato anche l’Arcivescovo di Firenze, il Cardinale Giuseppe Betori, è quello della ‘cura’, un elemento che ogni giorno viene portato avanti da Caritas, col suo stile pedagogico, che vede la persona al centro e che prevede la presa in carico integrata dei soggetti”.

“Le testimonianze raccolte in questo Report – fa notare ancora Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze – ci mostrano come una corretta lettura dei bisogni ed una tempestiva rimodulazione degli interventi, possano donare sollievo a coloro che si trovano nel bisogno. Nelle parole dei beneficiari troviamo infatti da un lato la difficoltà e dall’altro la speranza ritrovata”. “Nei prossimi mesi – prosegue Bonechi – saremo quindi chiamati ad impegnarci ulteriormente per migliorare le nostre risposte e per rafforzare la rete sul territorio”. “E per far ciò – conclude – sarà necessario intervenire in maniera ancor più coordinata, senza limitarsi a tamponare l’urgenza, cercando misure in grado di prevenire lo scivolamento nella povertà di nuove fasce della popolazione”.

 

Lo studio dell’Osservatorio Caritas

L’ultimo studio condotto dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse, uscito nel mese di marzo, metteva in luce come la pandemia avesse cambiato il volto della povertà nel nostro territorio, colpendo persone che già disponevano di un set minimo di risorse come l’abitazione e il reddito da lavoro. Ma se da un lato sono stati tanti gli utenti che per la prima volta si sono affacciati ai servizi Caritas, dall’altra è cambiato anche il “volto delle risposte”, come racconta l’undicesimo Report, attraverso testimonianze dirette dei fruitori.

Tra le risposte attivate da Caritas, il Fondo diocesano di Solidarietà Emergenza Covid-19, istituito con decreto Arcivescovile del 6 giugno 2020, con lo scopo di intervenire in favore di quelle famiglie e singoli che si sono trovati in difficoltà per aver perso il lavoro a causa della pandemia.
Dopo quasi un anno dalla sua costituzione, sono stati erogati 281.500€. Contributi che hanno sostenuto 197 persone o nuclei familiari, di cui 156 nel secondo semestre del 2020 e 41 nel primo trimestre del 2021. Per quanto riguarda il profilo dei beneficiari, i dati ci dicono che delle 197 pratiche approvate, 90 sono state relative a italiani e 107 a stranieri, di cui 28 persone single e 169 nuclei familiari, spesso con minori a carico.

Un’altra misura messa in campo nei mesi dell’emergenza, è il progetto “Non soli, insieme, in cammino 2020”, in collaborazione con Gi Group e Spazio Reale, strettamente legato al Fondo di Solidarietà. Considerato che la gran parte dei richiedenti operava nell’ambito della ristorazione e dei servizi turistico ricettivi, e dato che le restrizioni per queste categorie lavorative si sono prolungate nel tempo, Caritas ha così pensato che fosse necessario offrire un’ulteriore modalità di sostegno, attraverso l’attivazione di una borsa di lavoro rivolta a 15 soggetti tra quelli che si sono dichiarati disponibili a ricollocarsi nel mondo del lavoro orientando diversamente le proprie professionalità e competenze.

Anche i giovani, sono stati al centro dell’interesse di Caritas Firenze, che ha sempre dimostrato una particolare sensibilità e attenzione verso i ragazzi, tra i cardini della sua mission. “Il progetto Covid-19 e adolescenti: uno spazio di confronto”, è stato pensato dalla diocesi ed avviato nel mese di settembre 2020 nei due vicariati di Porta San Frediano e di Sesto Fiorentino-Calenzano, per fornire un aiuto concreto ai ragazzi e a chi opera con loro (catechisti, animatori, educatori, insegnanti), ai genitori e alle coppie in difficoltà. Il progetto è nato a seguito della maturata consapevolezza che, se da un lato i bisogni psicologici stavano aumentando a causa della pandemia, dall’altro, a causa delle crescenti difficoltà lavorative ed economiche, sempre meno persone potevano permettersi l’accesso a studi privati.

Ma le risposte di Caritas alle nuove esigenze, non si fermano qui. Il Coronavirus ha fatto anche emergere la necessità di un supporto psicologico. Tanti gli utenti dei Centri di Ascolto, che hanno evidenziato anche questo bisogno: adulti, famiglie, genitori in difficoltà nella gestione dei figli o con minori con urgente bisogno di presa in carico. Per questo è nato “In Ascolto”, servizio attivato da qualche settimana. Il progetto, in collaborazione con SINODIA, Associazione di psicologi professionisti, prevede di attivare, a sostegno delle famiglie, vari punti di ascolto nella diocesi suddivisi nella zona di Firenze, Chianti, Empolese, Mugello e, non appena le condizioni legate al Covid-19 lo permetteranno, attività di socializzazione e laboratori a supporto dei ragazzi.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

 

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Incontro con S.E. il Cardinale Betori, il Sindaco di Firenze, Nardella e la Prefetta, Guidi

Sabato 27 marzo - ore 11.30

Incontro con S.E. il Cardinale Betori, il Sindaco di Firenze, Nardella e la Prefetta, Guidi

“Marzo 2020 -  Marzo 2021. Un anno di emergenza raccontato dai Report della Caritas di Firenze”.

Questo il tema dell’incontro che si svolgerà sabato 27 marzo, alle ore 11.30 e a cui interverranno S.E. il Cardinale Giuseppe Betori, il Sindaco di Firenze, Dario Nardella e la Prefetta, Alessandra Guidi.

L’evento, trasmesso sul canale Youtube della Caritas e in streaming sul sito di Toscana Oggi e Radio Toscana, ha come obiettivo quello di tracciare un bilancio degli effetti della pandemia nel nostro territorio a un anno di distanza dal suo inizio, e di proporre soluzioni attraverso un dialogo tra istituzioni.

 

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Al centro della riflessione i dati emersi dai Report dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, raccolti nell’ultimo numero, dal titolo: “A un anno dall’inizio del Covid-19: il ‘volto della povertà’ nella diocesi di Firenze”. “Un’iniziativa che vuole essere anche un segno di speranza e di rinascita per la città”, come afferma Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana, nell’esprimere tutto il suo ringraziamento nei confronti delle autorità che ne saranno protagoniste.

La tavola rotonda, spiega ancora Bonechi, “vuole inoltre porsi sulla scia della straordinaria figura di Giorgio La Pira, i cui valori e parole sono da considerarsi oggi come mai, una guida”: “Questo momento di condivisione mi ricorda – dichiara – l’immagine della Città Celeste, rappresentata dal nostro Cardinale, quella Terrena, dal Sindaco Nardella, e la sfera educativa, del rispetto civico, della legge, dalla Prefetta Guidi, che daranno il loro contributo su un lavoro, quello dei Report, che scatta una fotografia su quelle che sono state le esigenze e le difficoltà di una situazione drammatica che ci ha presi di sorpresa, ma a cui siamo riusciti a dare risposte grazie alla collaborazione di tutti gli attori sul territorio”.

“Questo tempo – prosegue Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas – ci spinge infatti ad interrogarci, sia come Caritas che come singoli individui e cittadini, sulle risposte che stiamo mettendo in campo”. “Per questo credo che sia il momento di fare un passo in più, di mettere a sistema la forte rete di solidarietà che è nata e si è consolidata durante la pandemia. Come? Riuscendo a trovare un soggetto che si faccia carico del coordinamento, in modo che la persona che si trova nel bisogno, possa essere assistita attraverso una presa in carico totale e integrata”, conclude.

 

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: Il contesto nazionale e regionale.

Prima dell'emergenza Covid-19, in Italia si contavano 4,6 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, il 7,7% della popolazione residente, pari a 1,7 milioni di famiglie (6,4%). Dalle stime preliminari di Istat, pubblicate lo scorso 4 marzo, emerge come dopo i timidi segnali di ripresa del 2019, nel 2020 si sia registrato un forte aggravamento della situazione che ancora non ha raggiunto il suo apice, grazie agli ammortizzatori sociali nazionali e regionali messi in atto. Ad oggi infatti le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni, per un numero complessivo di individui di 5,6 milioni, raggiungendo i valori più elevati dal 2005. Un aumento, secondo lo studio, a cui fa seguito un calo record – il più accentuato dal 1997– della spesa per consumi delle famiglie tornata ai livelli del 2000 (2.328€, -9,1% rispetto al 2019) e in linea con la diminuzione generale del Pil.

Anche in Toscana la situazione non va però meglio: da una prima simulazione realizzata dall'Irpet – per quantificare l'impatto della pandemia sul nostro territorio occorrerà almeno un anno – emerge infatti come le persone che vivono sotto la soglia di povertà siano 121.000, pari al 5,4% della popolazione (nel 2019 erano 106.000, pari al 5,2%). Dati che registreranno un probabile peggioramento non appena termineranno gli ammortizzatori statali e regionali.

 

Ma veniamo al fenomeno della povertà nella diocesi di Firenze…

Secondo il Report, dall’analisi dei dati MIROD e dalle interviste ad operatori e volontari attivi nei servizi Caritas e Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, emerge un quadro complesso ed articolato della povertà: crescono i “nuovi poveri”, persone che fino a marzo 2020 non avevano mai avuto bisogno di aiuto e che adesso fanno fatica ad affrontare le spese ordinarie. Non solo. Rispetto al passato emergono altre nuove tendenze: come quella che vedeva un costante “ringiovanimento delle povertà”, sempre più spostata nella fascia giovanile della popolazione (0-18 e 18-34), e che ora pare arrestarsi mentre torna a crescere la popolazione nella fascia di età lavorativa (35-44 e 45-54).

Accanto ai dati lo studio raccoglie anche le testimonianze degli operatori e dei volontari quotidianamente impegnati in Caritas e Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Nelle loro parole risuonano con grande forza da un lato la preoccupazione per ciò che avverrà nei prossimi mesi e dall’altro la voglia di mantenere al centro l’attenzione per la persona, l’importanza dell’approccio pedagogico e la necessità della presa in carico integrata dei soggetti che si trovano in uno stato di bisogno.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Povertà abitativa e costi dell’abitare. Il nono Report della Caritas diocesana

Povertà abitativa e costi dell’abitare. Il nono Report della Caritas diocesana

“Povertà abitativa e costi dell’abitare. Emergenza Covid-19: l’impatto sulle problematiche abitative”. È il nono Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Un appuntamento mensile che offre un quadro aggiornato su come il Coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi sulla base dei dati MIROD e delle interviste a operatori e volontari appartenenti ad Associazioni ed Enti che si occupano del complesso e sfaccettato tema dell’abitare.

L’iniziativa, a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dalla pandemia, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

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“L’emergenza sanitaria e sociale legata al Covd-19, le ripetute chiusure e le restrizioni alla mobilità per rallentare il contagio o hanno richiesto ai cittadini, in più di un’occasione, di ‘restare a casa’ e questo ha reso ancora più evidenti le condizioni di disagio abitativo in cui versano migliaia di famiglie in Toscana”, afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, nel sottolineare come “questa situazione abbia reso necessario trovare una sistemazione per tutti coloro che ‘una casa non ce l’hanno’ e dall’altra abbia portato tante nuove famiglie a non riuscire a far fronte al pagamento dell’affitto, delle bollette o di entrambe con il rischio, nelle prossime mensilità, di incorrere in indebitamenti o sfratti (che per il momento sono stati bloccati). “Contribuendo così – commenta – ad allargare la forbice delle disuguaglianze, i cui effetti potrebbero amplificarsi se nel 2021 dovessero venire meno gli ammortizzatori sociali o nuove misure ad hoc”.

“La pandemia – prosegue ancora la referente – ha portato alla luce problemi che giacevano latenti e ha generato nuove povertà che lamentano l’impossibilità di pagare le spese legate alla casa. Sono tante infatti le categorie che abbiamo incontrato, in precedenza sconosciute ai servizi Caritas e che ci impongono risposte rapide, efficaci, in grado di prevenire condizioni di disagio croniche, anche attraverso il superamento della frammentarietà delle politiche di welfare, sia a livello locale che nazionale”.

“Le politiche sociali – fa notare Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze – oltre ad offrire protezione a tutti coloro che sono in uno stato di bisogno, devono agire sulla promozione: oggi come mai è infatti necessario intervenire sulle nuove povertà per evitare che le persone permangano a lungo in questa condizione di necessità”. “Questo – conclude Bonechi – sarà possibile solo attraverso la costruzione di reti forti sui territori, che guardino ai bisogni e alle fragilità dei cittadini con un approccio integrato, in grado di agire dove non arrivano gli interventi pubblici”.

 

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: Covid-19 e problematiche abitative

Secondo gli studi condotti dall’Osservatorio Caritas, la pandemia sta avendo effetti profondamente negativi sul fenomeno della povertà che, già prima dell’insorgere del Coronavirus, riguardava un numero di famiglie preoccupante. In Toscana, nel 2018, la povertà assoluta risultava in crescita rispetto al 2017 e ben superiore ai livelli precedenti alla recessione del 2009.

Nel 2018 il 5% delle famiglie, circa 82 mila, e il 4,6% degli individui, circa 171 mila, disponevano di un reddito minore della soglia di povertà assoluta, contro le 32 mila famiglie ed i 66 mila individui che nel 2008 erano in questa condizione. Un trend che nel 2019 arriva a riguardare ben il 19,7% degli under 30, il 16,8% delle famiglie con capofamiglia straniero e il 15% di quelle con almeno 5 componenti, fino a raggiungere numeri ancor più allarmanti nel 2020, in cui ogni toscano ha mediamente guadagnato 3.400€ in meno. Un dato che corrisponde a una caduta del Pil di 11 punti. Per quanto riguarda invece i redditi da lavoro autonomo si registra un -10% in più di quelli da lavoro dipendente (-5%), con i giovani che hanno avuto i cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%).

I dati di Caritas Firenze cosa evidenziano?

In merito alla condizione abitativa, i dati dei CdA, nel confronto tra 2019 e 2020, fotografano una situazione che si caratterizza per due aspetti. Il primo riguarda la sostanziale stabilità di quelle condizioni che potremmo definire di marginalità grave (dovute alle restrizioni nei sistemi di accoglienza standard), mentre il secondo ci parla di una crescente fragilità di persone e di nuclei familiari in una situazione di relativa stabilità abitativa. In questo caso, ad emergere è l’incremento, sia in termini assoluti che percentuali, degli utenti che hanno dichiarato di vivere in affitto: si passa dai 6.565 del 2019 ai 9.206 del 2020 (+40%). Di questi il 93% dichiara di avere un reddito insufficiente per far fronte alle normali esigenze mentre nel 2019 erano il 44,2%.

Chi sono queste persone?

Le informazioni raccolte dall’Osservatorio Caritas consentono di definirne il profilo e di evidenziarne le trasformazioni rispetto all’anno precedente. Riguardo al genere, per quanto le donne costituiscano la netta prevalenza (sono il 64,1% contro il 59,6%), crescono gli uomini (sono il 35,9% contro il 24,9%), soprattutto in età centrale (il 55,1% ha tra i 35 e i 54 anni contro il 52,2% nel 2019) e con figli piccoli. Inoltre, per quanto la situazione si riferisca in modo prevalente i cittadini stranieri, si accentua la componente italiana (dal 21,8% al 26,8%).

L’impatto della pandemia Covid-19 sui servizi rivolti ai senza dimora

Anche nel caso dei senza dimora, il cui numero non è facile da stimare, la situazione si è rivelata particolarmente critica soprattutto rispetto ai servizi di accoglienza, che sono stati rimodulati in ottemperanza alle normative vigenti, ma che hanno continuato a garantire l’apertura, spesso anche in orario diurno per consentire a coloro che non hanno una casa di poter rispettare le norme anti contagio, mostrando una capacità di resilienza notevole.

La risposta di Caritas ai bisogni del territorio

Nonostante il dramma delle conseguenze socio-economiche della pandemia, Caritas non si è però mai fermata. Tante le risposte messe in campo insieme a Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, che vengono ampiamente ripercorse nel Report. Da una vera e propria rivoluzione dei servizi rivolti alle fasce più deboli, al Fondo diocesano di solidarietà emergenza Covid-19, istituito con decreto Arcivescovile del 6 giugno 2020, con lo scopo di intervenire in favore di quelle famiglie e singoli che si sono trovati in difficoltà per aver perso il lavoro a causa dell’emergenza sanitaria.

Il Fondo, tutt’ora attivo, interviene erogando contributi mensili di sostegno del reddito: l’importo massimo previsto per i nuclei familiari è di 1.500€ (in erogazioni mensili di €300); e di 1.000€ per i single (in erogazioni mensili di €200). L’attività, avviata a luglio, ha permesso di assegnare 232.000€ a 162 richiedenti, di cui 76 italiani. Di questi, 140 sono stati i contributi destinati alle famiglie, mentre 22 a soggetti single.

Quali interventi devono essere pensati per i prossimi mesi?

Il problema abitativo appare un’urgenza della quale farsi carico e che in qualche modo, può toccare chiunque di noi. L’unica soluzione, si legge ancora nel Report di Caritas Firenze, è dunque creare delle reti sempre più forti tra amministrazioni pubbliche, associazioni ed Enti del Terzo Settore, al fine di trovare le risposte più adeguate alla situazione in atto, perché a tutti venga garantita una vita dignitosa.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

La mafia si nutre di povertà. L’ottavo Report della Caritas diocesana

La mafia si nutre di povertà. L'ottavo Report della Caritas diocesana

“La mafia si nutre di povertà. Illegalità e povertà: due volti che si intrecciano nei mesi del Covid-19”. È il tema dell’ottavo Report sugli effetti dell’emergenza sanitaria, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Un appuntamento mensile che offre un quadro aggiornato su come il Coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi sulla base, in questo numero, di dati raccolti da interviste ad hoc a molte delle realtà in prima linea nel contrasto alla corruzione e all’illegalità.

L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dalla pandemia, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

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“In questo Report, redatto anche grazie a Libera Toscana e Unicoop Firenze, abbiamo illustrato come mafie, Covid-19 e povertà vadano a braccetto in un circolo vizioso molto preoccupante, dove legale e illegale si intrecciano continuamente”, spiega Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, nel sottolineare come “la nostra società viva il rischio sempre più concreto, di una normalizzazione del fenomeno della corruzione”. “Ma una via di uscita c’è”, afferma la Grigioni, “dobbiamo educare le nuove generazioni, prevenire, monitorare costantemente i cambiamenti che si registrano nel tessuto sociale, fare rete tra associazioni e istituzioni, perché è solo così che potremo sconfiggere un fenomeno tanto profondo quanto taciuto che permea la nostra società. Fingere che il problema non esista non aiuterà a risolverlo, ma anzi, come diceva Peppino Impastato, contribuirà solo a rafforzarlo”.

Per Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana di Firenze, “la crisi generata dalla pandemia, se da un lato ci ha resi più fragili, dall’altra ci pone davanti alla possibilità di una rinascita, attraverso un approccio nuovo e sistemico alla realtà”. “Per poter cambiare – afferma – è necessaria una visione complessiva dei fenomeni. Se vogliamo ridare dignità e umanità a coloro che si trovano in uno stato di bisogno, dovremo infatti farci carico di tutte le loro povertà, non solo quella alimentare, abitativa ed economica, ma anche e soprattutto di quella educativa. Le mafie crescono infatti nei contesti in cui alberga stabile la povertà, in tutte le sue accezioni, da quella dei beni essenziali a quella culturale”. E conclude: “La scuola, l’educazione, la conoscenza sono elementi fondamentali per insegnare a pensare, a farsi le giuste domande e queste sono le basi per una società davvero democratica”.

 

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: il povero come vittima e parte offesa dell’illegalità.

Dagli studi condotti da Caritas, emerge come la pandemia abbia contribuito a mettere in luce le fragilità strutturali del nostro sistema sociale e lavorativo: molte persone hanno perso il loro impiego, intere famiglie si sono impoverite, le disuguaglianze sociali sono in costante aumento.

Ma come interviene in tutto ciò la mafia? La storia di alcune realtà della Sicilia, della Campania e della Calabria è ricca di frangenti nei quali i clan hanno trasformato periodi di crisi in grandi opportunità di rafforzamento e di espansione. Quando si verifica una sospensione dell’ordine sociale, le mafie sono in grado di inserirsi e trarne profitto offrendo a coloro che si trovano in difficoltà, un welfare alternativo in grado di fornire liquidità immediata e un’assistenza interessata attraverso reti collaudate di complici. È infatti risaputo che l’autorità mafiosa si pone a tutela di coloro che hanno bisogni di vario genere: peccato che poi si chieda sempre qualcosa in cambio e che tutto alla fine debba andare a vantaggio di quel gruppo ristretto di persone capace di esercitare con forza e violenza il dominio concreto di interi territori.

Dunque, quale terreno fertile migliore di quello odierno per colpire le fasce più deboli? In questo senso il Report di Caritas evidenzia come vi sia una stretta correlazione tra i settori più colpiti dalle misure anti-contagio, piccole e medie aziende, artigiani, esercizi commerciali, in particolare bar, ristoranti, alberghi, strutture ricettive, e la presenza di nuove infiltrazioni mafiose. Le organizzazioni criminali sono infatti in grado di individuare rapidamente le imprese. A queste forniscono il loro tempestivo soccorso e, passo dopo passo, ne diventano proprietarie oppure trasformano i beneficiari nel nuovo serbatoio per future affiliazioni o per collaborazioni di vario tipo. Ad essere oggetto di interesse sono però anche comparti fino ad ora meno esplorati come quello della sanità, oppure la distribuzione veloce di aiuti/sussidi/crediti per intercettare indebitamente denaro pubblico.

Per quanto riguarda la situazione nella nostra regione, la Toscana si conferma come uno dei territori italiani privilegiati per attività di riciclaggio e per la realizzazione di reati economico-finanziari su larga scala, oltre ad avere un ruolo centrale nei traffici nazionali e transnazionali di stupefacenti: a Livorno, ad esempio, nel 2019 è stata sequestrata cocaina per più di una tonnellata. Altri nodi nevralgici ruotano intorno alla prostituzione, traffico di rifiuti, gioco d’azzardo (Prato è la città nella quale si gioca di più in Italia) e alla valuta virtuale poiché gran parte del riciclaggio di denaro sporco passa attraverso questi canali. Tutti fenomeni, che la crisi economica causata dalla pandemia, rischia di aumentare esponenzialmente anche a Firenze.

Da qui, sottolinea lo studio Caritas, la necessità di essere vigili e di mettere in atto strumenti di prevenzione adeguati come la promozione della cultura della legalità, attraverso la creazione di reti sempre più forti tra istituzioni e tutte quelle realtà che a vario titolo si impegnano per costruire e garantire una maggiore giustizia sociale nel rispetto dell’uomo e del creato, (come Libera, Unicoop Firenze, Fondazione il Cuore si Scioglie, Rete Numeri Pari). Un impegno che vede in Caritas una delle principali promotrici.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Povertà e salute. Il settimo Report della Caritas diocesana

Povertà e salute. Il settimo Report della Caritas diocesana

“Povertà e salute. Gli impatti dell’emergenza Covid-19”. È il tema del settimo Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Obiettivo di questo numero, redatto sulla base dei dati raccolti dai Centri d’Ascolto e da interviste a medici di famiglia e soggetti del Terzo Settore, aprire uno spazio di riflessione su come il Coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi anche in relazione al tema della salute, intesa come “stato totale di benessere fisico, mentale e sociale”.

L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

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“In questo Report abbiamo scattato una fotografia del rapporto tra povertà e salute, cercando di comprendere in che modo l’emergenza sanitaria abbia aggravato una situazione che vedeva già in precedenza nelle persone più fragili anche quelle più esposte ai rischi di salute”, dichiara Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, sottolineando come sia dimostrato che “le diseguaglianze socio-economiche influiscano fortemente sul benessere psicofisico della persona, tanto da avere conseguenze in termini di anni di vita, addirittura superiori rispetto a chi soffre di ipertensione o obesità”.

“L’idea generale che emerge dalle testimonianze raccolte”, fa notare Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana, “è che esiste un ‘volto sommerso dell'emergenza Covid-19’ legato alla mancata prevenzione, o alla sospensione di alcuni interventi diagnostici e terapeutici che possono determinare, nel medio lungo periodo, l’insorgenza o l’aggravamento di patologie fisiche o mentali già esistenti”.

“Per il futuro – afferma Bonechi – sarà dunque necessario attivare una progettazione che preveda azioni di tipo informativo, educativo, preventivo, socio-sanitario per tutte le persone che hanno difficoltà ad accedere ai servizi, coinvolgendo scuole, comuni, parrocchie, realtà associative del Terzo Settore e della rete Caritas, nella logica di un approccio integrato con tutto il mondo dei medici, psicologi, senza dimenticare le Istituzioni e la politica”. E conclude: “Solo così potremo raggiungere gli obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile, che Caritas si propone di perseguire anche aderendo, come avvenuto nelle ultime settimane, all’Agenda Metropolitana 2030”.

 

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: rinunciare a curarsi in tempo del Covid-19.

Dalle interviste realizzate da Caritas, che hanno coinvolto un campione di 54 medici di famiglia, emerge come negli ultimi sei mesi vi sia stata una forte riduzione degli accessi ai servizi di medicina di base e delle richieste per visite specialistiche. Un dato confermato anche da realtà del Terzo Settore, che hanno visto le prestazioni diminuire del 60% nel periodo marzo/maggio. Tra le principali motivazioni: quelle di natura economica, e quelle legate alla paura del contagio.

Ma a cosa si rinuncia? Nell’esperienza dei medici di base coinvolti e degli interlocutori, emerge una tendenza soprattutto da parte di alcune componenti della popolazione (persone adulte, con occupazioni stabili) a mantenere fermi, anche in tempi di pandemia, i controlli di routine e i follow up annuali, a cui rinunciano invece più facilmente (per paura) gli anziani. Per quanto riguarda le prestazioni che si tende a procrastinare sono soprattutto quelle oculistiche, dermatologiche, ortopediche e odontoiatriche, come se le patologie di questi ambiti fossero considerate accessorie o, comunque, non così importanti da drenare risorse economiche divenute scarse o da esporsi al rischio di contagio.

Dalla ricerca emerge inoltre, come le persone con disabilità abbiano particolarmente risentito delle misure restrittive imposte dal virus, a causa della chiusura dei centri diurni e dei servizi domiciliari, nonostante siano stati attivati molti sistemi di aiuto a distanza.

Per quanto attiene invece i problemi di natura psichiatrica e psicologica, anche in questo caso l’indagine evidenzia un incremento della necessità di supporto in tutte le fasce della popolazione, ma al contempo una diminuzione delle prese in carico ed una sospensione dei percorsi in essere. Fra le ragioni che impediscono a molti pazienti di portare avanti le spese mediche, vi sono l’improvvisa perdita del lavoro o la contrazione del reddito.

Nonostante le criticità emerse, lo studio ripercorre però numerose iniziative di solidarietà e progetti realizzati sul territorio diocesano. Tra questi quelli messi in campo dal Centro Missionario Medicinali; dal Centro Medico – Odontoiatrico Niccolò Stenone, rivolto a tutti coloro che, in situazione di reale emarginazione sociale, necessitino di visite specialistiche; e il progetto “Covid-19 e adolescenti: uno spazio di confronto”, pensato dalla diocesi ed avviato nel mese di settembre 2020 nei due vicariati di Porta San Frediano e di Sesto Fiorentino e Calenzano, che intende aiutare gli adolescenti, chi opera con loro (catechisti, animatori, educatori, insegnanti), i genitori e le coppie in difficoltà. Infine il progetto pilota “Formazione Tampone Covid-19”, avviato alcune settimane fa dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, in partenariato con Caritas Toscana e Regione Toscana, il cui obiettivo è formare medici di famiglia, che al termine del percorso, potranno così effettuare tamponi, donati da Menarini, agli ospiti delle strutture Caritas della Toscana.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Covid-19 e nuove povertà. Il sesto Report della Caritas diocesana

Covid-19 e nuove povertà. Il sesto Report della Caritas diocesana

Verrà celebrata domenica 15 novembre la IV Giornata mondiale dei poveri. A Firenze, alla Badia Fiorentina, la messa delle ore 9 sarà presieduta dall’arcivescovo, il cardinale Giuseppe Betori e, al termine della celebrazione, verranno distribuiti i panini benedetti nel solco della tradizione inaugurata da La Pira con la messa dei poveri di San Procolo.

Il titolo del messaggio del Papa che accompagnerà la giornata sarà “Tendi la tua mano al povero”, un versetto del Siracide che, come dice il direttore della Caritas diocesana, Riccardo Bonechi, “rende bene la concretezza e la praticità della nostra missione che è quella dell’accoglienza e della vicinanza ai poveri”. Vicinanza ancora più necessaria in questo momento di pandemia, “che rende la solidarietà e la volontà di aprirsi all’altro temi fondamentali”. “Nel documento del Papa – continua il direttore della Caritas – è significativo l’invito a riconoscere i santi della porta accanto, riflesso della presenza di Dio in chi si fa prossimo di chi ha subito la perdita del lavoro o dell’abitazione perché non più in grado di pagare l’affitto”.

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Ed è proprio in occasione della GMP 2020 che la Caritas presenta i dati del sesto Report realizzato con la Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, dal titolo “Un’estate anomala: le nuove sfide e la risposta attenta ai bisogni emersi. I dati di maggio - ottobre 2020: un aggiornamento del profilo povertà e dei servizi attivati/rimodulati”. Un appuntamento mensile che offre un quadro aggiornato su come la pandemia ha cambiato il tessuto sociale del nostro territorio, partendo dalla banca dati MIROD e da interviste a operatori e volontari impegnati sul campo.

L’iniziativa, a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

“Il sesto Report – dichiara Giovanna Grigionireferente Osservatorio Caritas – racconta che cos’è accaduto nella nostra diocesi in questi mesi dedicando un approfondimento ai ‘nuovi poveri’ e a quella che definiamo ‘un’estate anomala’. Rispetto agli anni passati infatti, il numero delle persone che si sono rivolte ai Centri d’Ascolto non solo non è diminuito, ma tra maggio e luglio, ha addirittura registrato una quota superiore di oltre 700 unità rispetto allo stesso periodo del 2019 (+36,2% a giugno e +60,9% a luglio). Per poi proseguire sempre con numeri elevati (+19,1% agosto), e tornare a segnare un forte stacco negativo a ottobre”.

Giovanna Grigioni ha poi proseguito affermando che: “se da un lato, attraverso la lettura dei dati, emerge un quadro complesso ed articolato del nostro territorio diocesano, dall’altro troviamo l’instancabile voglia di operatori e volontari di restare vicino a chi si trova in situazioni di svantaggio”. E ha concluso: “i ‘segni dei tempi’ ci indicano che è il momento di realizzare una società in grado di assicurare una vita dignitosa a tutti comprese le generazioni future”.

Lo studio dell’Osservatorio Caritas. Un quadro d’insieme.

La ricerca condotta dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse, evidenzia come anche nella nostra diocesi, il Covid-19 abbia avuto un impatto fortemente negativo sul tessuto sociale, che non ha visto segnali di ripresa all’indomani delle riaperture estive. Il primo elemento che emerge dal confronto tra i dati raccolti tra maggio e ottobre 2020 e quelli dello stesso periodo del 2019 è l’aumento (pari al 9,5%) delle presenze complessive ai Centri d’Ascolto, che passano da 10.188 a 11.152 così come del numero delle richieste dei servizi Caritas, che sale da 3.106 a 3.565 (+14,7%). Tra i più colpiti gli italiani, che passano dal 24% del 2019 al 35,7%, contro una flessione degli stranieri pari al 3% del totale.

Riguardo le principali caratteristiche socio anagrafiche, lo studio sottolinea come a crescere siano soprattutto le donne a chiedere aiuto, che raggiungono il 60,8% del totale, di cui il 27% è di nazionalità italiana. In merito all’età, la ricerca registra un picco nella fascia 35-44 anni, e un consistente incremento relativo a quella 45-54. Una caratterizzazione che si associa all’aumento della componente dei coniugati che passa dal 46% al 52% e risulta lievemente più alta per le donne. Secondo lo studio Caritas, questo prefigura situazioni di crescente disagio da parte di nuclei familiari con figli a carico.

Un ulteriore dato da evidenziare riguarda la condizione abitativa, che vede l’aggravarsi della situazione per chi, prima della pandemia, viveva in una relativa, per quanto fragile, stabilità: aumenta, infatti, la percentuale di coloro che abitano in affitto (dal 24% del 2019 al 39% del 2020) e che non riescono a far fronte alle spese di locazione. Molti sono i lavoratori del settore turistico, alberghiero, della ristorazione, piccoli commercianti che si sono trovati all’improvviso senza un’occupazione o con una riduzione della stessa e quindi con un reddito insufficiente per far fronte alle normali esigenze di vita quotidiana (dal 46,2% del 2019 al 56,2% del 2020).

La tempestività dei servizi attivati da Caritas

In questo contesto, fa notare lo studio, sono stati numerosi e diversificati gli interventi della rete Caritas: la vivacità delle iniziative e le opere realizzate da operatori e volontari di fronte alle sfide incontrate, hanno permesso di restare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà con “strumenti” nuovi o adattati alle necessità contingenti.

Tra le prime azioni messe in campo, la distribuzione di generi alimentari, che da maggio a ottobre ha visto l’erogazione di 3.960 prestazioni relative a beni e servizi materiali (di cui 3.920 per viveri e 40 per viveri a domicilio), pari al 35,5% di tutti gli interventi operati dalla diocesi (11.152). La stessa quota ammontava lo scorso anno a 1.961 (1.723 pacchi viveri e 238 viveri a domicilio), pari al 12,2% del totale (10.188).

Ma non è finita qui, la Caritas di Firenze ha anche attivato un sostegno economico specifico, il Fondo diocesano di solidarietà Emergenza Covid19, con l’obiettivo di contribuire a coprire le spese più urgenti (affitto di immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività). Il Fondo, tutt’ora attivo, interviene erogando contributi mensili a sostegno del reddito: l’importo massimo previsto per i nuclei familiari è di 1.500€ (in erogazioni mensili di 300€); e di 1.000€ per singoli (in erogazioni mensili di 200€).

Oltre al Fondo la Caritas ha offerto anche opportunità di reinserimento lavorativo attraverso un progetto in collaborazione con GI GROUP, azienda di livello nazionale che già da tempo collabora con le diocesi umbre. Il bando prevedeva l’attivazione di 15 borse lavoro destinate alle persone che si sono rivolte ai Centri d’Ascolto a causa dell’emergenza coronavirus, e che, attraverso un percorso di affiancamento e selezione, si sono dichiarati disponibili a ricollocarsi nel mondo del lavoro orientando diversamente le proprie professionalità e competenze.

In conclusione lo studio evidenzia che, se durante il lockdown, a predominare era stata la fragilità delle risorse alimentari, in questa seconda fase i Centri d’Ascolto e le Caritas Parrocchiali si sono trovati sempre di più ad affrontare l’onda lunga della crisi economica che si è manifestata attraverso nuove richieste legate in particolare al pagamento delle utenze e dell’affitto.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Il quinto Report della Caritas che fa il punto sugli effetti della pandemia nel territorio fiorentino

Il quinto Report della Caritas che fa il punto sugli effetti della pandemia nel territorio fiorentino

“La forza del volontariato durante i mesi dell’emergenza. Anche distanti possiamo restare uniti!”. È questo il tema del quinto Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Un appuntamento mensile che si propone di offrire un quadro aggiornato su come il Covid-19 ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi, sulla base di dati raccolti dai Centri d’Ascolto, e in questo numero, da interviste a volontari sul campo, grazie anche a un questionario costruito ad hoc, e da testimonianze provenienti da soggetti del Terzo Settore.

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L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

“In questo Reportdichiara Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritasabbiamo scattato una fotografia del mondo del volontariato con una particolare attenzione al periodo del lockdown. Il rischio era che vi fosse un allontanamento verso questo tipo di esperienze per timore del contagio. A sorpresa invece abbiamo assistito a una vera e propria crescita del numero di persone che hanno deciso di mettersi in gioco e di aiutare chi il Covid-19 aveva reso ancora più fragile. Un fenomeno che si è registrato su tutto il territorio regionale e provinciale e che ha interessato l’intero mondo del Terzo Settore”.

“L’emergenza aveva infatti creato un vuoto: molti anziani avevano dovuto interrompere il loro servizio per motivi di sicurezza”, spiega Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana, nel sottolineare come questa iniziale criticità si sia poi trasformata in un’opportunità, “in una staffetta generazionale della solidarietà, che ha visto affacciarsi molti nuovi giovani volontari”. E conclude: “Adesso è importante trovare il modo per valorizzare entrambe le componenti del volontariato: unire tradizioni e nuove idee, competenze e conoscenze del passato con intuizioni del futuro, affinché tutti possano sentirsi partecipi di un percorso condiviso e costruire insieme risposte concrete per il nostro territorio, con l’intento di essere sempre più una Chiesa in uscita come ci ha indicato Papa Francesco”.

Lo studio dell’Osservatorio Caritas sul volontariato al tempo del Covid-19

Sono numeri importanti quelli del volontariato in Toscana. Si stima che ad essere coinvolte siano circa 450 mila persone. Per quanto concerne la classe d’età, quella più favorevole è compresa tra i 30 e i 54 anni. Anche la percezione a livello sociale è molto positiva: secondo un’indagine di Sociometrica condotta per Cesvot a febbraio 2020, il 90% lo conosce, o perché lo fa direttamente (15,3%) o perché ha amici, parenti (51,1%) che lo svolgono. Dati che ci parlano di una società con un alto senso civico, che non delega il bene sociale allo Stato, ma se ne fa protagonista anche in prima persona, come ha dimostrato durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, che ha visto un ingresso di tantissime persone fino ad allora lontane dall’associazionismo.

Dal questionario realizzato dall’Osservatorio Caritas, che ha coinvolto un campione di 365 persone, di cui il 24,5% ha iniziato a prestare servizio dopo il DPCM di marzo (il 41,7% del totale sono giovani), emerge infatti chiaro come tra le principali motivazioni vi sia proprio il forte desiderio di rendersi utili in una condizione in cui tutti si sono trovati, di fatto, in una sostanziale impotenza. Per molti inoltre la situazione di emergenza è stata vissuta come una sorta di attivatore nei confronti di una propensione al volontariato rimasta fino ad allora in uno stato di latenza: “Ho sempre desiderato mettermi a servizio degli altri”, “in un momento di difficoltà ho sentito la spinta a fare questo mettendo indietro altre cose che facevo”. Fino a trovare ragioni che rimandano alla dimensione dei valori cristiani e all’idea di “chiamata”: “La possibilità di incontrare Cristo nei poveri”; “una parte del proprio cammino di fede”; “aiutare la comunità parrocchiale”.

Ma cos’è accaduto a coloro che già prestavano servizio? Per Caritas, l’impatto è stato diverso a seconda della condizione anagrafica. Per circa un terzo di volontari, indipendentemente dall’età, il servizio è proseguito ma è stato soggetto a limitazioni e cambiamenti mentre per una quota significativa di adulti e ragazzi la situazione è rimasta pressoché invariata: i servizi presso cui operavano sono rimasti attivi e il loro impegno è continuato normalmente. È importante rilevare tuttavia, sottolinea ancora il Report, come tra i più giovani emerga una quota significativa di volontari che, proprio in una logica di sostituzione generazionale, hanno intensificato il loro impegno per compensare quella parte significativa di senior (39,5%) che sono stati costretti a rimanere a casa: per certi versi una solidarietà nella solidarietà, come afferma un giovane volontario: “Ho sentito la necessità di un impegno più continuativo”.

Per quanto attiene inoltre l’analisi complessiva dei volontari che hanno risposto al questionario sia nuovi che storici, lo studio evidenzia come la maggior parte siano donne (il 61% del totale), mentre, rispetto all’età, predomina la fascia dei senior (oltre i 60 anni) che rappresenta il 45,3% del totale. I giovani (sotto i 30 anni) e gli adulti (tra i 31 e i 60) sono invece il 12,3% e il 42,4%. Da un punto di vista lavorativo, gli occupati rappresentano il 44,2%; i soggetti in cerca di lavoro il 3,4%; gli inattivi il 52,3%. Tra questi va rilevato il 90% di pensionati tra i senior e il 53% di studenti tra i giovani al di sotto dei 30 anni.

Quanto alle realtà in cui sono impegnati, nel 57% dei casi si tratta di volontari inseriti all’interno del mondo Caritas; nel 29% presso la Misericordia; mentre il restante 14% in altre associazioni presenti sul territorio regionale. La scelta rimanda infine: per i giovani e gli anziani, a una dimensione valoriale; nel caso dei volontari Caritas al fatto che la povertà è sentita come una problematica cruciale rispetto alla quale “è utile che, chi è dotato di maggiori risorse, si spenda in prima persona”.

 
Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Il quarto Report della Caritas che fa il punto su emergenza educativa e Coronavirus

Il quarto Report della Caritas che fa il punto su emergenza educativa e Coronavirus

“Bambini e ragazzi: la povertà educativa nell’emergenza Covid-19”. E’ questo il tema del quarto Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con la Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Un appuntamento mensile che si propone di offrire un quadro aggiornato dei fenomeni di povertà della diocesi sulla base dei dati raccolti dai Centri d’Ascolto, dai volontari sul campo, e in questo numero, da interviste ad insegnanti, personale della scuola, testimonianze provenienti da soggetti del terzo settore e da un questionario costruito ad hoc per i docenti di religione.

Report Caritas

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L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

“In questo Report – dichiara Giovanna Grigionireferente Osservatorio Caritas – abbiamo raccontato quello che è accaduto nell’universo dell’infanzia e dell’adolescenza durante il lockdown. Negli scorsi mesi abbiamo infatti constatato come il Coronavirus abbia reso evidenti alcune delle criticità che da tempo erano latenti nel tessuto sociale, anche nel mondo dell’istruzione”. “Dalla ricerca – prosegue – emerge chiaro come i minori, che già prima della pandemia si trovavano in difficoltà, abbiano maggiormente pagato le conseguenze in termini economici ed educativi. Situazioni di fragilità che, in alcuni casi, i docenti avevano solo ipotizzato e che il Covid ha portato allo scoperto”.

“Ora che li abbiamo ‘visti’ – sottolinea Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana – dobbiamo trovare il modo di prendercene cura provando a colmare il gap con i loro coetanei”. E conclude: “I piccoli di oggi saranno i grandi di domani e se non ce ne facciamo carico creeremo le basi per una società più vulnerabile”.

Povertà educativa e didattica a distanza: Quali risposte.

Secondo lo studio Caritas, vi è una stretta correlazione tra fragilità economica delle famiglie e povertà educativa dei più piccoli, che spesso si rilevano i nuovi poveri del domani. L’esperienza dimostra infatti come in Italia la povertà tenda ad incidere maggiormente sui minorenni, sui quali ha anche un effetto più duraturo, compromettendo le possibilità future di emancipazione dalla condizione socio-economica di origine. Per questo, sottolinea il Report, gli interventi migliori per evitare la trasmissione intergenerazionale della povertà sono quelli di carattere preventivo, piuttosto che quelli riparativi. Un’attenzione che deve però essere rivolta non solo alle persone che da tempo si trovano in condizioni di svantaggio, ma anche a quel gruppo di popolazione, che manifesta rischi di fragilità sempre maggiori: la cosiddetta fascia dei “nuovi poveri” o “fascia grigia”, che questa pandemia ha fatto emergere in maniera più evidente.

Ed è proprio l’emergenza sanitaria, un altro dei fattori determinanti della povertà educativa. La diversa situazione di partenza ha infatti comportato, seppur a parità di mezzi materiali forniti dalle scuole (pc/tablet/connessione), un differente accesso alle lezioni, ai contenuti, all’apprendimento. Oltretutto, si legge ancora nel Report, il blocco delle attività formative e di socialità per coloro che vivono nei contesti più svantaggiati, si sono tradotte nella perdita di motivazione e in un isolamento che facilmente porterà alla crescita della dispersione scolastica e dei NEET, ovvero dei ragazzi fuori dai circuiti educativi e lavorativi. Ma c’è una via di uscita: ripartire con urgenza dall’investimento sull’infanzia e sull’istruzione; consentire a tutti i bambini di tornare ad apprendere all’interno del contesto scolastico, luogo nel quale viene garantita la “democraticità” del diritto all’istruzione; rafforzare la “coesione sociale”, garantendo la riapertura anche di tutti quegli ambienti di socializzazione necessari per la promozione delle competenze socio-relazionali, come i servizi territoriali dedicati, i centri diurni per minori, le attività sportive, gli oratori. La sfida, evidenzia in conclusione il Report, potrà essere vinta solo facendo rete tra le diverse realtà del territorio, volontariato e istituzioni.

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Il terzo Report della Caritas che fa il punto sulle nuove povertà

Il terzo Report della Caritas che fa il punto sulle nuove povertà

“La Povertà Alimentare. Fare rete per rispondere ai bisogni del territorio”. E’ questo il tema del terzo Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas di Firenze in collaborazione con la Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Un appuntamento mensile che si propone di offrire un quadro aggiornato dei fenomeni di povertà della diocesi sulla base dei dati raccolti dai Centri d’Ascolto e dagli operatori e volontari, sul campo.

L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

“In questo numero – afferma Giovanna Grigionireferente Osservatorio Caritas – oltre a raccontare ciò che sta accadendo sul nostro territorio, abbiamo voluto sottolineare come le risposte messe in campo, siano state possibili solo grazie alla rete di collaborazioni sorta e rafforzatasi in questi mesi. Fin dai primi giorni, è emersa infatti una spontanea e grandissima spinta alla solidarietà che ha unito istituzioni, singoli e associazioni nel sostegno al ‘vicino’ in difficoltà”. “Da qui – spiega Grigioni – la scelta di suddividere il Report in due sezioni in cui, oltre ai dati, sono riportate anche testimonianze dirette dell’importanza di creare sinergie”. “Una catena di generosità – precisa Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana – che si è rivelata di gran lunga superiore alle aspettative e che ci auguriamo possa essere sistematizzata e mantenuta anche per il futuro”. “Ringraziamo in particolare Unicoop Firenze, che ci ha sostenuto per la raccolta di alcuni importanti dati necessari per rendere più esaustivo questo Report”.

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La povertà alimentare: l’importanza di un approccio di rete

Secondo lo studio, sono moltissime le persone che si sono rivolte a Caritas per avere un aiuto alimentare, tanto che i centri di distribuzione aperti a livello diocesano sono in continuo aumento e, al 25 giugno 2020, risultano complessivamente 74. Nello specifico la rete Caritas ha supportato i Comuni di Firenze, Scandicci e Sesto Fiorentino nella distribuzione di oltre 9.500 pacchi acquistati con le risorse messe in campo dai Comuni stessi. Inoltre, tra inizio aprile e metà giugno, i centri parrocchiali hanno distribuito ulteriori 3.400 pacchi viveri a persone e nuclei familiari del territorio diocesano che non potevano usufruire delle misure messe in atto a livello istituzionale.

A rendere tutto questo possibile, evidenzia il Report, la collaborazione con più soggetti tra cui: Unicoop Firenze che grazie all’iniziativa “Spesa sospesa”, ha consentito l’acquisto di moltissimi dei prodotti necessari per la composizione del pacco viveri; il Banco Alimentare, che ha proseguito gli approvvigionamenti; oltre alle tante realtà parrocchiali che hanno provveduto ad acquistare direttamente i prodotti mancanti.

Per quanto concerne il profilo della povertà alimentare, dalla ricerca emerge come il principale fattore di criticità sia il reddito insufficiente a far fronte alle normali esigenze di vita: si tratta di 5.142 richieste tra maggio e giugno, contro le 4.706 dello stesso periodo dello scorso anno, per un totale di 2.085 persone, contro le 2.040 del 2019.

Sul fronte dei “nuovi poveri”, risulta inoltre particolarmente cresciuta la componente degli italiani (+23%) rispetto agli stranieri (+13%), sebbene questi ultimi continuino ad essere la maggior parte, sia tra gli utenti Caritas in generale che tra i beneficiari dei pacchi nello specifico. Riguardo al genere resta prevalente la componente femminile anche se, nei mesi considerati, aumenta lievemente la quota di uomini, soprattutto tra gli stranieri (dal 25,4 al 30,2%).

Il lavoro continua a rappresentare un fattore particolarmente critico che, aggravandosi nel corso dell’emergenza Covid19, va ad incidere anche sul bisogno di generi di prima necessità. In generale, nel raffronto con gli stessi mesi del 2019, cresce sia la componente degli occupati (dal 5,8 al 10,9%) che quella dei disoccupati in senso stretto (da 28,2 a 29,9%) per quanto in misura diversa a seconda della nazionalità. Sempre dall’analisi dei dati, emerge poi che la crescita dei disoccupati (dal 21 al 31%) è più alta tra gli italiani mentre quella degli occupati (dal 5,8 all’11,6%) tra gli stranieri.

In conclusione lo studio evidenzia che, se durante la prima fase di lockdown predominante è stato il bisogno di risorse alimentari, in questa seconda fase i Centri d’Ascolto si troveranno ad affrontare l’onda lunga della crisi che già comincia a manifestarsi attraverso sempre più richieste legate al pagamento delle utenze e dell’affitto.

 

Scarica qui il Report dell'Osservatorio Caritas.

Volontariato al tempo del Covid-19

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Volontariato al tempo del Covid-19

Stiamo vivendo un tempo davvero particolare, caratterizzato da paura, incertezza, disorientamento ma anche da impegno, solidarietà, altruismo.

L'Osservatorio Diocesano ha deciso di realizzare un'indagine orientata a comprendere come questo momento abbia inciso sulla disponibilità delle persone a mettersi a servizio degli altri.

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Il questionario, che è rivolto a chi è già volontario/a, a chi lo è diventato/a in questo frangente, ma anche a chi non lo è o desidererebbe mettersi in gioco, si pone anche l'obiettivo di esplorare il vissuto delle persone durante la pandemia e il modo in cui questa esperienza ha influito sulla percezione del presente e la definizione delle prospettive.

L'indagine garantisce l'anonimato e rispondere alle domande non richiederà che pochi minuti del tuo tempo ma offrirà a noi informazioni preziose per ripensare ai percorsi formativi per il volontariato.

Ti ringraziamo per la collaborazione e ti invitiamo a diffondere il link del questionario attraverso la tua rete di contatti.

 

Per compilare il questionario: clicca qui