Il terzo Report della Caritas che fa il punto sulle nuove povertà
“La Povertà Alimentare. Fare rete per rispondere ai bisogni del territorio”. E’ questo il tema del terzo Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas di Firenze in collaborazione con la Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Un appuntamento mensile che si propone di offrire un quadro aggiornato dei fenomeni di povertà della diocesi sulla base dei dati raccolti dai Centri d’Ascolto e dagli operatori e volontari, sul campo.
L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.
“In questo numero – afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas – oltre a raccontare ciò che sta accadendo sul nostro territorio, abbiamo voluto sottolineare come le risposte messe in campo, siano state possibili solo grazie alla rete di collaborazioni sorta e rafforzatasi in questi mesi. Fin dai primi giorni, è emersa infatti una spontanea e grandissima spinta alla solidarietà che ha unito istituzioni, singoli e associazioni nel sostegno al ‘vicino’ in difficoltà”. “Da qui – spiega Grigioni – la scelta di suddividere il Report in due sezioni in cui, oltre ai dati, sono riportate anche testimonianze dirette dell’importanza di creare sinergie”. “Una catena di generosità – precisa Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana – che si è rivelata di gran lunga superiore alle aspettative e che ci auguriamo possa essere sistematizzata e mantenuta anche per il futuro”. “Ringraziamo in particolare Unicoop Firenze, che ci ha sostenuto per la raccolta di alcuni importanti dati necessari per rendere più esaustivo questo Report”.
La povertà alimentare: l’importanza di un approccio di rete
Secondo lo studio, sono moltissime le persone che si sono rivolte a Caritas per avere un aiuto alimentare, tanto che i centri di distribuzione aperti a livello diocesano sono in continuo aumento e, al 25 giugno 2020, risultano complessivamente 74. Nello specifico la rete Caritas ha supportato i Comuni di Firenze, Scandicci e Sesto Fiorentino nella distribuzione di oltre 9.500 pacchi acquistati con le risorse messe in campo dai Comuni stessi. Inoltre, tra inizio aprile e metà giugno, i centri parrocchiali hanno distribuito ulteriori 3.400 pacchi viveri a persone e nuclei familiari del territorio diocesano che non potevano usufruire delle misure messe in atto a livello istituzionale.
A rendere tutto questo possibile, evidenzia il Report, la collaborazione con più soggetti tra cui: Unicoop Firenze che grazie all’iniziativa “Spesa sospesa”, ha consentito l’acquisto di moltissimi dei prodotti necessari per la composizione del pacco viveri; il Banco Alimentare, che ha proseguito gli approvvigionamenti; oltre alle tante realtà parrocchiali che hanno provveduto ad acquistare direttamente i prodotti mancanti.
Per quanto concerne il profilo della povertà alimentare, dalla ricerca emerge come il principale fattore di criticità sia il reddito insufficiente a far fronte alle normali esigenze di vita: si tratta di 5.142 richieste tra maggio e giugno, contro le 4.706 dello stesso periodo dello scorso anno, per un totale di 2.085 persone, contro le 2.040 del 2019.
Sul fronte dei “nuovi poveri”, risulta inoltre particolarmente cresciuta la componente degli italiani (+23%) rispetto agli stranieri (+13%), sebbene questi ultimi continuino ad essere la maggior parte, sia tra gli utenti Caritas in generale che tra i beneficiari dei pacchi nello specifico. Riguardo al genere resta prevalente la componente femminile anche se, nei mesi considerati, aumenta lievemente la quota di uomini, soprattutto tra gli stranieri (dal 25,4 al 30,2%).
Il lavoro continua a rappresentare un fattore particolarmente critico che, aggravandosi nel corso dell’emergenza Covid19, va ad incidere anche sul bisogno di generi di prima necessità. In generale, nel raffronto con gli stessi mesi del 2019, cresce sia la componente degli occupati (dal 5,8 al 10,9%) che quella dei disoccupati in senso stretto (da 28,2 a 29,9%) per quanto in misura diversa a seconda della nazionalità. Sempre dall’analisi dei dati, emerge poi che la crescita dei disoccupati (dal 21 al 31%) è più alta tra gli italiani mentre quella degli occupati (dal 5,8 all’11,6%) tra gli stranieri.
In conclusione lo studio evidenzia che, se durante la prima fase di lockdown predominante è stato il bisogno di risorse alimentari, in questa seconda fase i Centri d’Ascolto si troveranno ad affrontare l’onda lunga della crisi che già comincia a manifestarsi attraverso sempre più richieste legate al pagamento delle utenze e dell’affitto.