CON-TATTO è il titolo della mostra fotografica realizzata dai partecipanti al primo laboratorio di fotografia, organizzato da Young Caritas Firenze e curato da due giovani ragazzi appassionati ed esperti, Pietro Cassini e Lavinia Giannini. Il nome CON-TATTO nasce dall’unione di due parole significative: “con”, che rappresenta l’idea di essere insieme, e “tatto”, che richiama, invece, il concetto di attenzione e di cura. Proprio la cura, infatti, è il filo rosso che fa da sfondo ai soggetti dei 27 bellissimi ed emozionanti scatti realizzati dai giovani aspiranti fotografi di Young Caritas Firenze che, attraverso l’obiettivo della fotocamera, hanno avuto l’opportunità unica di esprimere il loro punto di vista su un tema centrale nelle relazioni umane.
La mostra verrà inaugurata sabato 23 marzo alle ore 10:30 presso il Centro Le Torri, in Via le Torri, 7 – Firenze. Nel corso della mattinata interverranno Lavinia Giannini e Pietro Cassini, curatori del laboratorio di fotografia; Riccardo Bonechi, direttore di Caritas Firenze; Luca Orsoni, responsabile Young Caritas Firenze e coordinatore dei servizi Caritas Firenze; Silvia Rimediotti, responsabile di Casa Santa Matilde di Fondazione Solidarietà Caritas ETS, che durante il laboratorio di fotografia ha tenuto un incontro proprio sul tema della cura; Marzio Mori, responsabile dell’Area Accoglienza di Fondazione Solidarietà Caritas ETS e Francesco Vedele, responsabile dell’Area Minori di Fondazione Solidarietà Caritas ETS. Sarà possibile visitare la mostra al Centro Le Torri da lunedì 25 marzo a giovedì 28 marzo dalle 15:00 alle 18:00.
«Con la mostra “Con-tatto” abbiamo voluto portare il tema della cura interpretandolo nelle sue varie sfumature. Grazie al sostegno di Young Caritas abbiamo potuto organizzare e tenere un laboratorio sulle basi della fotografia, sperando di trasmettere la passione per la fotografia e il desiderio di cogliere con uno scatto un momento sospeso – dicono –. Questa mostra non sarebbe stata possibile senza la dedizione dei ragazzi del corso, che sono riusciti a cogliere tante sfaccettature diverse dello stesso tema, trasmettendoci con enorme empatia ciò che vedono e dandoci uno scorcio sulla realtà personale di ognuno».
«È bello che il tema centrale di questa mostra sia la cura – dice Silvia Rimediotti, responsabile di Casa Santa Matilde –. Prendersi cura dell’altro non ha solo un significato medico, ma significa vedere l’individuo come un organismo unico e totale che ha tante risorse. Prendersi cura di qualcuno vuol dire volergli bene e amarlo, accogliendo anche quegli aspetti che ci mostrano la sua creatività e la sua bellezza. CON-TATTO è un invito a esplorare il significato più profondo della cura nella nostra società. Attraverso lo sguardo unico dei giovani artisti, questa mostra ci ricorda che anche nei momenti più semplici c’è spazio per la compassione e l’amore reciproco».
«Questa mostra fotografica rappresenta un anello di un percorso iniziato in preparazione della celebrazione dei 50 anni della nostra Caritas Diocesana – afferma Riccardo Bonechi, direttore di Caritas diocesana Firenze –. In quella occasione, due giovani studenti del Liceo Machiavelli, Pietro e Fabio, vollero avere contatti con i nostri poveri ospitati nelle strutture di accoglienza per toccare con mano i volti di tante persone che quotidianamente entravano in relazione con i volontari in servizio. Ripartendo da qui, Pietro e Lavina hanno realizzato un laboratorio fotografico dove hanno “insegnato” e condiviso questa loro passione con altrettanti giovani, con cui hanno potenziato e affrontato il tema della cura verso l’altro. È proprio qui che si innesca il fine proprio di Caritas, quello cioè di prendersi cura a tutto tondo dell’altro, chiunque esso sia, e farsi carico della sua persona per offrirgli quella dignità propria di ogni essere umano. Il titolo “CONTATTO” significa esattamente questo: toccare con mano quelle che sono le piaghe e le sofferenze altrui. Sono sicuro che il lavoro di Pietro e Lavinia e la loro passione per la fotografia rappresentino un modello replicabile per tanti altri giovani che, attraverso l’osservazione di volti e storie, possano intessere relazioni di cura e di vicinanza verso il disagio e la sofferenza».